A cura di Silvia Zanolla.
Ermanno Giovanni Zago, fin dall’infanzia per tutti Erma, nasce a Bovolone, in provincia di Verona, il 10 luglio del 1880 da Elisabetta Piombini e Luigi Zago. Già da bambino mostra una spiccata propensione artistica che induce i genitori, nonostante le modeste condizioni economiche, ad iscriverlo all’unica scuola di disegno del paese.
All’età di tredici anni, si presenta all’Accademia Cignaroli di Verona per sostenere la prova di disegno, superandola brillantemente e venendo ammesso con merito a frequentare l’anno accademico 1893/94.
Come risulta dagli annuari degli alunni premiati, Zago frequenta l’Accademia con profitto per i successivi quattro anni ed è lì che fa due incontri decisivi per la sua vita personale e artistica: quello con il collega Dante Bertini, col quale stringerà un’amicizia fraterna e, soprattutto, col maestro Angelo dall’Oca Bianca, noto pittore veronese.
Dall’animo energico e idealista, Dall’Oca Bianca era conosciuto non solo come uno degli artisti più celebri del suo tempo, ma anche per le numerose battaglie civiche e sociali che aveva condotto a Verona. Non stupisce che il giovane Zago sia rimasto affascinato da una personalità tanto caparbia e sensibile allo stesso tempo e che, una volta terminata la formazione all’Accademia, abbia continuato a frequentare la casa-studio del maestro in via Santa Maria Rocca Maggiore, stringendo con lui un legame professionale e affettivo che durerà tutta la vita.
Angelo Dall’Oca Bianca
Nel settembre del 1901, proprio grazie a questo rapporto, Erma intuisce che per crescere artisticamente deve confrontarsi con un ambiente più vivace e complesso e decide di recarsi a Milano, città protagonista dei più importanti fenomeni artistici dell’epoca.
Qualche mese dopo, anche l’amico Dante Bertini decide di trasferirsi a Milano, trovando forse ospitalità da Erma, come farebbero pensare alcune lettere di Dall’Oca Bianca rivolte ad entrambi. I due si confrontano, si sostengono a vicenda, la domenica vanno a Brera ad ammirare e studiare le opere di Leonardo, Raffaello e Rembrandt e – oppressi dalle difficoltà e dalle preoccupazioni economiche – di certo non immaginano che, di lì a pochi anni, le loro stesse opere sarebbero state esposte in quel luogo tanto prestigioso.
Già nel 1902, infatti, le cose iniziano ad andare per il verso giusto: in occasione dell’Esposizione Artistica Biennale promossa dalla Società di Belle Arti di Verona, Zago presenta alcune sue opere e, al contempo, riesce ad aprire uno studio personale in via San Maurilio 10 a Milano.
Due anni dopo, nel 1904, arriva anche l’atteso esordio milanese con una mostra organizzata dall’Accademia di Belle Arti di Milano, presso la quale Zago è attivo in quegli anni e di cui diventerà socio onorario nel 1924.
Pur essendo alacremente impegnato ad avviare la sua carriera professionale a Milano, Zago fa spesso ritorno a Bovolone per ritrovare gli amici e i famigliari e, soprattutto, la fidanzata Teresa Filippi, che sposerà nel 1907 e dalla quale avrà tre figli: Piero nel 1908, Mario nel 1909 e Ornella nel 1914.
Tra il 1904 e il 1906 anche gli altri membri della famiglia Zago raggiungono Erma a Milano, richiamati dalle maggiori opportunità di lavoro offerte dall’espansione edilizia connessa allo sviluppo industriale che, di lì a breve, avrebbe cambiato il volto urbanistico della città.
A partire dal 1905 l’attività artistica di Zago inizia a decollare: partecipa all’Esposizione di Primavera della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, alla Mostra Nazionale di Belle Arti (che celebra il nuovo Valico del Sempione), alla Biennale di Brera del 1906 e all’Esposizione Annuale d’arte della famiglia Artistica di Milano di cui diventerà membro.
Oltre ad essere un raffinato colorista e un abile disegnatore Zago è anche fotografo, come del resto lo furono il maestro dall’Oca Bianca e molti artisti impressionisti che si avvalsero della fotografia in modo complementare alla pittura.
I suoi scatti sono dedicati prevalentemente alla famiglia, in particolare alla moglie Teresa, della quale il pittore era profondamente innamorato e che desiderava avere accanto a sé quando dipingeva.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale interrompe bruscamente la serenità di questo periodo: Erma, convinto pacifista, viene chiamato sotto le armi. Fortunatamente, essendo riservista, fatta eccezione per un breve periodo trascorso a Luino, per la maggior parte della guerra non viene chiamato a combattere e rimane di stanza a Milano.
Nel 1919, terminata la guerra, Zago partecipa all’Esposizione di Disegni di Artisti Italiani organizzata dalla Croce Rossa per raccogliere fondi a favore delle famiglie degli artisti morti durante il combattimento; partecipa, inoltre, alle mostre organizzate dall’Associazione Artisti Combattenti di cui, nel frattempo, è diventato membro e presenta alcune sue opere al Palazzo della Gran Guardia di Verona, in occasione dell’Esposizione Cispadana di Belle Arti degli artisti soldati e congedati.
A sancire l’avvenuto riconoscimento artistico, in occasione della Nuova Esposizione Permanente di Brera, un suo olio intitolato La vasca dei Giardini pubblici di Milano (1922) viene acquistato dal Re d’Italia Vittorio Emanuele III per la collezione della Quadreria del Quirinale.
È in questo periodo che Zago compie il suo primo viaggio a Roma, dove realizza alcune vedute di San Pietro, di Villa Borghese, del Gianicolo, dei Fori Imperiali e di Piazza Navona.
In quegli anni il diffondersi di una classe borghese mediamente colta porta allo sviluppo di un mercato artistico privato e Zago riceve diverse commesse dalla nuova borghesia milanese, anche per l’esecuzione di ritratti, nei quali, confermandosi un abile disegnatore, rivela la sua anima più riflessiva e introspettiva.
Nel 1926 Angelo Dall’Oca Bianca viene invitato dalla Famiglia Artistica milanese (di cui Bertini è diventato segretario) ad esporre in occasione della celebrazione del centenario della nascita di Domenico Morelli.
A partire dagli anni ‘30 la scena artistica milanese è dominata dal gruppo “Novecento”, gradito al regime fascista per il suo intento programmatico di “ritorno all’ordine” e alla tradizione nazionale tre e quattrocentesca. Zago si sfila, diradando la sua partecipazione alle esposizioni milanesi, riprende a studiare e inizia a viaggiare. Trascorre diversi soggiorni a Venezia, di cui ritrae la laguna scintillante, i ponti, le calli, i campielli e le gondole; viaggia nelle località rivierasche della Liguria e della Toscana, eseguendo numerose marine e vedute di porti e pescherecci e, nel 1936, torna a Roma dove trascorrerà alcuni soggiorni anche negli anni a seguire.
Nel 1937 Zago è nuovamente a Milano e tiene la sua prima personale alla Bottega d’Arte Salvetti: un’importante galleria, situata al n. 4 di via Grossi, dove Zago espone un centinaio di opere, per lo più eseguite negli ultimi cinque anni tra Venezia, Milano e Roma.
Lo scorcio degli anni ’30 è un periodo particolarmente difficile nella storia personale di Zago: l’amatissima figlia Ornella inizia a soffrire di gravi problemi respiratori e il 9 luglio del 1941 muore prematuramente a causa di una tubercolosi fulminante. Erma non si riprenderà mai dal dolore di questo lutto al quale si aggiunge, l’anno seguente, quello per la scomparsa dell’affezionato maestro Dall’Oca Bianca.
Nell’aprile del ’42 viene invitato ad esporre alla Galleria Ronzini di via Brera in occasione di un’importante mostra di bozzetti: sarà la sua ultima partecipazione pubblica.
Il 21 settembre del 1942, a circa un anno di distanza dalla figlia, Zago si spegne, all’età di sessantadue anni, colpito da un tumore.
In seguito alla sua scomparsa la moglie Teresa e i figli Piero e Mario avviano un importante lavoro di conservazione delle opere, poi proseguito dagli eredi Filippi – nipoti e pronipoti di Teresa – in collaborazione con la galleria d’arte La Finestrella e il Comune di Asti. È grazie a questo prezioso lavoro di catalogazione e valorizzazione che è oggi possibile ammirare e studiare una collezione di disegni e tele, che ci consente di ricostruire l’evoluzione artistica di Zago lungo l’intero arco della sua carriera artistica.